La piscina è un grandissimo comfort, ma anche uno dei principali responsabili dello spreco di acqua: infatti, per riempire una vasca, sono necessari tantissimi litri di acqua che poi, una volta svuotato l’impianto, vengono sprecati. È possibile però ridurre i propri consumi idrici utilizzando l’acqua della piscina per innaffiare le piante e il giardino. È necessario distinguere in base al tipo di acqua e di pianta ma, con le dovute accortezze, è possibile irrigare il giardino senza danneggiare la flora e senza compromettere le proprie piante. Una soluzione sostenibile ed ecologica per riutilizzare l’acqua.
Si può usare l'acqua della piscina per innaffiare?
Le piscine hanno un importante impatto ambientale, infatti si parla spesso di come poter riutilizzare l’acqua della vasca una volta svuotata senza sprecarla. Il consumo idrico è infatti una delle principali conseguenze di questi impianti ed è importante intervenire per limitare lo spreco e per salvaguardare un bene così prezioso.
Risparmiare acqua in piscina non significa rinunciare al grande comfort che tali impianti offrono, ma trovare un modo alternativo per sfruttarla una volta che si svuota la vasca. In tal senso, una possibile soluzione è utilizzare l’acqua della piscina per innaffiare e irrigare il pratico. È bene però considerare alcuni aspetti, dal momento che si tratta di un liquido non pulito, ma con al suo interno gli agenti chimici, utilizzati per mantenere stabili i parametri, che potrebbero danneggiare il prato.
Quando si innaffia il giardino con l’acqua della piscina bisogna considerare alcuni aspetti a seconda del tipo di impianto:
- biopiscine: in questo contesto si parla sicuramente della tipologia migliore, perché non vengono utilizzati agenti chimici per regolare i parametri ma si prediligono prodotti naturali e soluzioni ecologiche. In questo modo l’acqua non è contaminata e può essere utilizzata per irrigare il prato senza controindicazioni;
- piscine ad acqua salata: l’acqua salata, invece, può essere tollerata da alcuni tipi di foglie e steli, ma se viene assorbita dal terreno e prelevata dalle radici potrebbe uccidere la vegetazione, causando un fenomeno di avvelenamento e disidratazione. Quindi, è necessario adottare delle precauzioni ed evitare di versare l’acqua salata direttamente sul suolo;
- piscina con cloro: si parla del tipo di impianto più diffuso. Solo in alcuni casi è possibile riutilizzare l’acqua con il cloro per irrigare il giardino, infatti il cloro agisce come disinfettante contro alcuni batteri dannosi per l’uomo, ma potrebbe eliminare altri organismi essenziali per la salute di piante e fiori. È essenziale che la quantità di cloro sia minima, infatti se la sua concentrazione è troppo elevata si possono creare dei danni alle foglie e alla microflora del terreno.
Purtroppo, la soluzione di innaffiare le piante con l’acqua della piscina non è sempre fruibile, ma dipende dal tipo di impianto e dai prodotti chimici che si utilizzano. È sempre meglio provare in una piccola porzione di terreno per vedere come la flora reagisce e solo in seguito estendere l’intervento.
Acqua della piscina: va bene per innaffiare l'orto?
In generale, è da escludere l’uso continuativo ed esclusivo dell’acqua della piscina per irrigare l’orto. Infatti, innaffiare solo con acqua trattata potrebbe gradualmente indebolire e inaridire le radici fino a distruggere tutta la vegetazione.
L’acqua della piscina, però, può essere utilizzare se intercalata a cicli di irrigazione con acqua dolce normale. Ad esempio, è consigliabile irrigare l’orto regolarmente con acqua normale e alterare una volta al mese un ciclo di acqua con il cloro. È bene sapere che non tutte le piante tollerano il cloro allo stesso modo, ad esempio, per gli ortaggi a foglia o da consumare crudi è assolutamente sconsigliato, mentre per altri è possibile.
In alternativa, è sempre possibile utilizzare l’acqua della piscina per innaffiare se prima si procede con trattamenti di depurazione biologica, chimica, decantazione e filtrazione. Si tratta di processi lunghi e spesso costosi e per questo spesso non utilizzati, soprattutto a livello domestico.
L’acqua con il cloro fa male alle piante?
Non è possibile stabilire a priori se l’acqua con il cloro faccia bene o male alle piante, ma dipende dalla concentrazione di prodotto chimico. Infatti, l’acqua potabile comunale contiene solitamente una concentrazione di cloro di 1 ppm o meno e non genera alcun tipo di danno alle piante, quindi viene comunemente utilizzata per innaffiare. L’acqua della piscina, invece, è molto più concentrata e per questa si adottano le precauzioni.
Per capire se il cloro fa male alle piante bisogna distinguere per vegetazione. Infatti non tutte le specie tollerano allo stesso modo questo prodotto chimico. Si indicano di seguito alcuni esempi:
- peperone e pomodoro possono essere innaffiati con acqua con una concentrazione di cloro inferiore a 3-8 ppm;
- broccolo e petunia hanno una tolleranza più alta, infatti tollerano una concentrazione di 19-37 ppm;
- fucsia, crassula e asparagina tollerano valori altissimi, fino a 77 ppm.
Se il cloro supera la concentrazione indicata si causa un rallentamento della crescita della pianta, fino a compromettere il suo sviluppo e a causarne la morte.
Conseguenze del cloro sull’erba
Il cloro è una sostanza naturalmente disinfettante, in grado di uccidere tanti microrganismi che per le persone possono essere dannosi. Quando si parla di flora, però, è importante fare una distinzione, perché l’acqua clorata potrebbe uccidere la microfauna naturalmente presente nel terreno, distruggendo gli ecosistemi essenziali per la nascita e la crescita di piante di ogni tipo.
Si ricordano le principali conseguenze del cloro sull’erba:
- distruzione della microfauna: i funghi e i batteri presenti nel terreno sono essenziali per la vita della pianta stessa e il cloro potrebbe distruggerli,
- effetto fitotossico: per molte piante come gli ortaggi e il tabacco, il cloro è considerato fitotossico perché costituisce un elemento di disturbo, in grado di limitare la crescita e la produzione di questa vegetazione.
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